Dottoressa, ma io non ho traumi!
“Ma io non ho traumi”: una riflessione necessaria
Spesso, quando parlo di trauma psicologico, molte persone mi dicono: “Ma io non ho traumi”. Nell’immaginario collettivo, il trauma è associato a eventi catastrofici: incidenti, guerre, abusi. Ma la verità è che il trauma non è solo un elenco di eventi drammatici da spuntare come fosse una lista della spesa. Esistono anche traumi piccoli, con la “t” minuscola, che lasciano ferite profonde nella psiche, proprio come quelli grandi (e a volte, anche di più).
Spesso sono proprio questi, i traumi relazionali, a modellare la nostra percezione di noi stessi e del mondo in modi sottili ma devastanti.
La differenza tra traumi grandi e traumi piccoli
Traumi con la “T” maiuscola: quando la vita è in pericolo
I traumi grandi, con la “T” maiuscola, sono quelli che mettono a rischio la nostra incolumità fisica o quella delle persone che amiamo.
Alcuni esempi:
- Incidenti gravi
- Disastri naturali
- Violenza fisica o sessuale
- Guerra o atti terroristici
- Perdita improvvisa di una persona cara
Questi eventi attivano il nostro sistema di sopravvivenza, lasciando segni profondi nel cervello e nel corpo. Le persone che li vivono possono sviluppare disturbi come il PTSD (disturbo da stress post-traumatico), ansia cronica, attacchi di panico, depressione e sintomi psicosomatici.
Traumi con la “t” minuscola: le ferite invisibili dell’anima
I traumi piccoli, invece, non mettono a rischio la vita, ma incidono profondamente sull’autostima, sulla fiducia negli altri e sulla nostra percezione di valore personale.
Alcuni esempi:
- Essere ignorati dai genitori durante l’infanzia
- Ricevere critiche costanti su come siamo fatti o su ciò che facciamo
- Subire umiliazioni a scuola o sul lavoro
- Sentirsi rifiutati o traditi in una relazione importante
- Crescere in un ambiente emotivamente freddo
Questi traumi, se ripetuti nel tempo, possono lasciare cicatrici più profonde dei traumi grandi, perché minano alla base la nostra sicurezza interiore.
Le conseguenze psicologiche: il peso delle ferite invisibili
I traumi grandi: la lotta per la sopravvivenza
Quando una persona sopravvive a un trauma grande, spesso sperimenta flashback, ipervigilanza, difficoltà a fidarsi degli altri e disturbi dell’umore. Il corpo rimane in uno stato di allerta costante, come se il pericolo fosse ancora presente. Il cervello fatica a elaborare l’evento, mantenendo viva la sensazione di paura.
Facciamo un esempio: Giulia, sopravvissuta a un incidente stradale, racconta di avere attacchi di panico ogni volta che sente il rumore di una frenata improvvisa. Anche se razionalmente sa di essere al sicuro, il suo corpo reagisce come se fosse ancora in pericolo.
I traumi piccoli: la lotta per sentirsi degni di amore
I traumi piccoli spesso lasciano segni più subdoli ma profondi. Le persone che li vivono possono sviluppare convinzioni limitanti su sé stesse, come “Non valgo nulla”, “Non merito amore”, “Sono sempre sbagliato”.
Facciamo un esempio: Marco è cresciuto con un padre severo che lo rimproverava per ogni errore. Da adulto, non riesce a godere dei suoi successi, perché sente di non essere mai abbastanza. Ogni critica lo manda in crisi, e nelle relazioni teme costantemente l’abbandono.
Questi traumi relazionali possono portare a provare ansia, depressione, difficoltà nelle relazioni e un senso di vuoto costante.
Perché i traumi piccoli possono ferire più di quelli grandi
Può sembrare strano, ma a volte i traumi con la “t” minuscola lasciano ferite più profonde di quelli con la “T” maiuscola.
Questo accade perché:
- Sono ripetitivi: Mentre un trauma grande è spesso un evento isolato, quelli piccoli possono ripetersi per anni, creando una ferita cronica.
- Sono invisibili: Chi subisce un trauma grande di solito riconosce di aver vissuto un’esperienza difficile. Chi subisce traumi piccoli, invece, spesso non si rende conto del danno subito, e questo rende più difficile chiedere aiuto.
- Si infiltrano nell’identità e cominciamo a credere a una realtà distorta: I traumi piccoli influenzano il modo in cui ci percepiamo. Se da bambino hai imparato che l’amore è condizionato alla performance, da adulto potresti sentirti costantemente inadeguato. Se venivi bullizzato dal gruppo di pari, potresti cominciare a credere a ciò che ti dicevano.
Come curare i traumi psicologici
La buona notizia è che, sia i traumi grandi che quelli piccoli, possono essere elaborati e superati. Ecco alcune strategie:
1. Riconoscere il proprio trauma
Il primo passo è riconoscere che ciò che hai vissuto è stato un trauma, e non era la normalità. Se ti sei sempre sentito “non abbastanza”, se hai paura dell’abbandono o se fatichi a fidarti degli altri, potresti portare con te ferite invisibili.
2. Cercare supporto psicologico
La terapia è uno strumento potente per elaborare il trauma psicologico.
Il nostro lavoro con i traumi
Il nostro centro EMDR è specializzato nella cura dei traumi. Che tu abbia un piccolo trauma o un grande trauma, noi ci prendiamo cura di te e delle tue ferite.
L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una terapia efficace e riconosciuta a livello internazionale per il trattamento dei traumi psicologici. Attraverso movimenti oculari guidati, aiuta il cervello a rielaborare le esperienze traumatiche, riducendone l’impatto emotivo e permettendo alla persona di integrarle in modo più sano.
Nel nostro centro adottiamo un approccio a 360 gradi: accogliamo la persona con empatia, lavoriamo sul trauma con tecniche specifiche come l’EMDR e offriamo supporto per ricostruire un senso di sicurezza interiore.
Ogni storia merita ascolto e cura, perché nessuna ferita è troppo piccola per essere guarita.