Il senso di colpa e la vergogna nel trauma in età adulta: il ruolo della terapia EMDR
Autore: Ilaria Rusignuolo | Psicologia del Trauma
6 Marzo 2025

Introduzione

Immagina di vivere con un peso costante sul petto, una sensazione di colpa che ti accompagna ogni giorno, anche quando non hai fatto nulla di male. Oppure prova a pensare alla vergogna come a un’ombra che ti impedisce di guardarti negli occhi allo specchio, come se non fossi mai abbastanza. Queste emozioni sono spesso il risultato di esperienze traumatiche vissute in età precoce e possono condizionare profondamente la vita adulta. Un percorso terapeutico, come l’EMDR, può offrire un valido supporto per affrontare queste difficoltà.

Senso di colpa e vergogna nel trauma 

Il trauma può derivare da esperienze prolungate di abuso, trascuratezza o relazioni disfunzionali, spesso vissute durante l’infanzia. Chi ha attraversato queste esperienze può sviluppare un senso di colpa persistente, sentendosi erroneamente responsabile per ciò che è accaduto, oppure una vergogna profonda, arrivando a convincersi di essere intrinsecamente sbagliato. Inoltre, il tipo di attaccamento sviluppato con le figure primarie di riferimento gioca un ruolo cruciale: un attaccamento insicuro, caratterizzato da imprevedibilità, rifiuto o trascuratezza, può rafforzare la credenza di non essere degni di amore e attenzione, alimentando così il senso di colpa e la vergogna nell’età adulta.

La radice del senso di colpa

Il senso di colpa è un’emozione complessa che emerge dalla percezione di aver trasgredito una norma morale o sociale. Nei contesti di sviluppo traumatico, si osserva frequentemente la presenza di un senso di colpa disfunzionale, non correlato ad azioni oggettivamente riprovevoli, ma piuttosto a una distorsione cognitiva della percezione di sé. Il bambino può, dunque, interiorizzare messaggi svalutanti o impliciti provenienti dall’ambiente (“Sei un peso”, “Non meriti affetto”), arrivando a costruire un’immagine di sé come intrinsecamente inadeguato o colpevole. 

La vergogna come identità

La vergogna, invece, colpisce il senso profondo di sé: non è solo la convinzione di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma la percezione di essere intrinsecamente difettati o indegni. Chi ha vissuto esperienze traumatiche può interiorizzare un senso di inutilità e inadeguatezza, sviluppando la credenza di non meritare amore, attenzione o rispetto. Questa profonda ferita identitaria può manifestarsi in un forte evitamento sociale, difficoltà nelle relazioni intime e sintomi depressivi, spesso accompagnati da una costante autocritica. 

Concettualizzazioni EMDR e cognizioni negative

Il protocollo EMDR si basa sulla rielaborazione delle esperienze traumatiche e delle credenze disfunzionali associate. Durante la fase di concettualizzazione del caso, il terapeuta aiuta il paziente a individuare le credenze negative apprese a seguito del trauma. Alcune delle cognizioni negative più comuni nel trauma complesso includono:

“Sono colpevole”: credenza profondamente radicata nelle vittime di abuso e trascuratezza.

“Non valgo nulla”: legata alla vergogna e alla svalutazione di sé.

“Sono impotente”: tipica di chi ha vissuto situazioni in cui non aveva controllo sugli eventi.

“Non posso fidarmi di nessuno”: comune in chi ha sperimentato relazioni traumatiche ripetute.

L’EMDR aiuta a ristrutturare queste credenze, sostituendole con cognizioni positive più adattive, come “Ho fatto il meglio che potevo”, “Ho valore come persona”, “Posso proteggermi e scegliere”, “Posso fidarmi delle persone giuste”.

L’efficacia della terapia EMDR

L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una terapia innovativa che aiuta a elaborare i ricordi traumatici e ridurre l’impatto emotivo del senso di colpa e della vergogna. Attraverso movimenti oculari guidati, il cervello riesce a rielaborare le esperienze passate, consentendo alla persona di dare un nuovo significato ai propri ricordi.

Come funziona l’EMDR?

Durante una seduta di EMDR, il terapeuta guida il paziente nel richiamare alla mente il ricordo traumatico mentre segue con gli occhi un movimento specifico. Questo aiuta il cervello a “spostare” il ricordo in una rete neuronale più funzionale, riducendo il carico emotivo associato.

Esempi di trasformazione

Caso di Marta: Marta è una donna di 35 anni che ha sempre vissuto con un profondo senso di colpa per il divorzio dei suoi genitori. Grazie all’EMDR, ha capito che non era colpa sua e ha imparato a perdonarsi, sostituendo la cognizione negativa “Sono responsabile per tutto” con “Ho fatto il meglio che potevo da bambina”.

Caso di Luca: Luca, 40 anni, ha subito umiliazioni continue da bambino e ha sviluppato una vergogna tossica che lo ha portato a evitare relazioni intime. Dopo diverse sessioni di EMDR, ha iniziato a riconoscere il proprio valore e ad aprirsi agli altri, sostituendo la credenza “Non valgo nulla” con “Sono una persona degna di amore”.

Conclusione

Il senso di colpa e la vergogna possono diventare catene che impediscono di vivere una vita piena e soddisfacente. E’ possibile lavorare su questi vissuti attraverso un percorso terapeutico che si focalizza sulla ristrutturazione cognitiva delle credenze disfunzionali e sullo sviluppo di un senso di sé più integrato e compassionevole. Approcci come la terapia EMDR, in cui la rielaborazione delle cognizioni negative rappresenta un passaggio cruciale, possono favorire questo processo di trasformazione e crescita personale.