Terapia per il trauma: efficacia, critiche e benefici reali
Autore: Oriana Piangoloni | Psicologia Clinica | Psicologia del Trauma
15 Giugno 2025

La terapia per il trauma con EMDR è sempre più presente nel mondo della psicoterapia. Ma accanto all’entusiasmo crescente di pazienti e terapeuti, esistono anche delle critiche. In questo articolo affrontiamo con chiarezza e profondità alcune delle più frequenti obiezioni che vengono mosse all’EMDR, in particolare quelle legate alla sua presunta rigidità tecnica, alla sua decontestualizzazione relazionale e ai dubbi sulla sua efficacia nei disturbi complessi.

Una tecnica o un processo terapeutico profondo?

La critica più diffusa è che l’EMDR sia una tecnica fredda e standardizzata, incapace di entrare davvero nella complessità dell’animo umano. Viene vista a volte come una sequenza di fasi rigide, lontana da una vera relazione terapeutica o da un percorso di significazione profonda.

La realtà clinica è ben diversa

La terapia per il trauma con EMDR può avere protocolli strutturati, ma non per questo è rigida. La struttura serve come guida, come bussola nei territori complessi della mente traumatizzata. Ma ogni percorso è unico, e un terapeuta formato e consapevole usa il protocollo in modo flessibile, calibrato sulle risorse, i tempi e le fragilità di ogni paziente.

Inoltre, la terapia non avviene mai nel vuoto: è immersa nella relazione terapeutica. Nessuna elaborazione può avvenire senza la sicurezza di un legame stabile, empatico, accogliente. Chi utilizza strumenti specifici come l’EMDR lo sa bene: il lavoro su un ricordo traumatico avviene solo quando c’è un “contenitore relazionale” solido. Il terapeuta non è un tecnico, ma una presenza umana competente, empatica e regolativa.

La terapia per il trauma e la profondità della relazione terapeutica

Un’altra critica ricorrente è che la terapia per il trauma sia decontestualizzata, quasi disumanizzata, incapace di cogliere la dimensione interpersonale, affettiva e narrativa del trauma. Ma questa è una visione parziale.

È un processo interpersonale

Le esperienze traumatiche si annidano nella nostra memoria implicita, nel nostro corpo, ma anche e soprattutto nelle nostre relazioni significative. Una buona terapia per il trauma lavora proprio su questo: va a contattare memorie che hanno origine in esperienze emotivamente potenti, spesso relazionali, e ne facilita la rielaborazione in un contesto sicuro.

La relazione terapeutica non è marginale, è centrale. Il paziente si confronta con il dolore, con la vergogna, con l’impotenza: tutto ciò richiede una relazione in grado di contenere, regolare, rispecchiare. Il terapeuta non si limita a seguire passaggi tecnici: entra in un contatto emotivo profondo, accompagna, regola, sostiene.

La narrazione si costruisce

Durante il lavoro terapeutico, la persona non solo desensibilizza l’impatto emotivo del trauma, ma ricostruisce un senso, una narrazione coerente della propria storia. E questo è uno degli obiettivi centrali della psicoterapia. Non è vero che l’EMDR bypassa la narrazione: anzi, la facilita attraverso un percorso neurobiologicamente fondato e affettivamente radicato.

L’efficacia della terapia per il trauma nei disturbi complessi

Una critica più sofisticata riguarda l’efficacia della terapia per il trauma con EMDR nei cosiddetti traumi complessi, come quelli da attaccamento, abuso precoce, trascuratezza cronica. Secondo alcuni, questi trattamenti sarebbero efficaci solo nei PTSD “semplici” (incidenti, aggressioni, eventi singoli), ma non adatti ai quadri clinici più articolati, come i disturbi di personalità o le sindromi dissociative.

Le evidenze e la clinica smentiscono questa visione riduttiva

Negli ultimi anni, molti studi e moltissima esperienza clinica hanno mostrato che la terapia per il trauma può essere estremamente efficace anche nei traumi complessi, a patto che venga integrata e adattata. Non si tratta di applicare un protocollo in modo standard, ma di lavorare con grande competenza sulle fasi preparatorie, sulla stabilizzazione, sulla costruzione dell’alleanza terapeutica.

Un terapeuta esperto sa quando è il momento di lavorare su un ricordo e quando è il momento di fermarsi, di rinforzare risorse, di contenere emozioni troppo intense. La terapia per il trauma, in questi casi, non è una tecnica veloce, ma un percorso graduale, spesso lungo, profondamente trasformativo.

L’integrazione è la chiave

Lavorare con i traumi complessi richiede integrazione teorica e clinica. L’EMDR non pretende di essere la panacea, ma uno strumento potentissimo all’interno di una cornice terapeutica ampia. In molti casi, è usata insieme a modelli psicodinamici, sistemici, cognitivo-evolutivi, sensomotori, secondo la sensibilità e la formazione del terapeuta.

Questa è una delle grandi risorse della terapia per il trauma con l’EMDR: può essere integrata, adattata, personalizzata. Non è una tecnica rigida o un modello chiuso, ma un approccio in evoluzione, che dialoga con altri modelli, arricchendosi continuamente.

Non una scorciatoia, ma un processo profondo

Un ultimo pregiudizio da sfatare è che l’EMDR sia una specie di “bacchetta magica”, una tecnica miracolosa per risolvere tutto in poche sedute. Questa idea, a volte alimentata da narrazioni semplicistiche, fa un grave torto alla profondità dell’approccio.

Non salta i passaggi

Chi lavora con coscienza sa bene che l’EMDR non è una scorciatoia, ma un processo. Un processo che richiede tempo, fiducia, pazienza, confronto con il dolore. Ogni seduta è un incontro profondo con parti ferite della nostra storia. Non si può correre. Si lavora un pezzo alla volta, con delicatezza e rispetto.

E proprio per questo, quando la terapia con l’EMDR è ben condotta, può trasformare in modo radicale la vita di una persona.

Terapia per il trauma: una risorsa terapeutica potente e relazionale

Chi sceglie questo tipo di trattamento lo fa spesso perché si sente intrappolato in una sofferenza che le parole da sole non riescono a sciogliere. Il corpo, le emozioni, le immagini interiori chiedono un altro linguaggio. L’EMDR risponde a questo bisogno, offrendo una via di rielaborazione profonda, che tiene insieme cervello, corpo, emozioni e relazione. Per approfondire cos’è e come funziona l’EMDR, puoi consultare questa pagina o il sito ufficiale di EMDR Europe, che offre una descrizione completa e scientificamente validata del metodo.

In conclusione

Lungi dall’essere una tecnica rigida, impersonale o inefficace nei disturbi complessi, l’EMDR si dimostra ogni giorno, nella clinica, una risorsa terapeutica potente, flessibile e relazionale. Le critiche sono utili quando stimolano il confronto e la crescita, ma meritano di essere affrontate con onestà e sguardo clinico.

Chi lavora con l’EMDR e ne conosce le potenzialità sa che non è la tecnica a curare, ma la relazione che si crea grazie a quella tecnica. E quando questa relazione è autentica, competente e rispettosa, anche le ferite più profonde possono trovare spazio per guarire.

Se stai cercando un modo per elaborare un dolore che senti ancora vivo dentro di te, sappi che l’EMDR potrebbe offrirti una strada. Non una bacchetta magica, ma un cammino. E come ogni cammino, si fa passo dopo passo, insieme.