Trauma relazionale precoce: di cosa si tratta realmente?
Autore: Federica Fiorilli | Psicologia del Trauma
3 Marzo 2025

Quando un guazzabuglio di sintomi inspiegabili trova un drammatico denominatore comune: l’effetto delle esperienze relazionali avverse sulla salute mentale.

Oggigiorno, con sempre più evidenza, i professionisti della salute mentale si trovano a contatto con pazienti che presentano una variabilità di sintomi non spiegabili attraverso diagnosi esclusive, sintomi che tuttavia hanno enormi conseguenze sulla qualità della vita. Molte persone affermano ad esempio di soffrire di ansia, difficoltà relazionali, abuso di sostanze o disturbi alimentari, umore depresso e/o irritabile, sintomi fisici senza apparente spiegazione medica e così via. Quando siamo di fronte a una costellazione così eterogenea di sintomi possiamo in realtà trovarci davanti alla manifestazione di un quadro clinico complesso, spesso dovuto alle conseguenze di traumi relazionali precoci, ovvero esperienze avverse perpetuate durante l’infanzia per mano di chi dovrebbe prendersi cura all’interno della famiglia entro cui l’individuo nasce e cresce.

Le esperienze di cure insufficienti o distorte

Quando parliamo di trauma relazionale precoce, più comunemente chiamato trauma complesso, facciamo riferimento a tutta una serie di esperienze avvenute durante le prime fasi dello sviluppo del bambino e che spesso sono dovute a contesti familiari disfunzionali in cui i genitori (o chiunque svolga la funzione di accudimento del piccolo) non riescono a prendersi sufficientemente cura del bambino. Tali difficoltà possono essere dovute a situazione economiche svantaggiate, oppure a malattie di uno o entrambi i genitori (fisiche e/o mentali), o ancora ad abusi fisici, emotivi, psicologici, sessuali, tutti contesti in cui il bambino invece che sentirsi protetto fa esperienza di un ambiente ostile, abusante o trascurante. L’effetto della trascuratezza emotiva sulla crescita è ben documentato in letteratura e oggi è considerato, al pari di altre esperienze francamente abusanti, come un fattore predisponente per lo sviluppo di problematiche psicopatologiche sia in infanzia e adolescenza sia più tardi, in età adulta. Quindi che si tratti di un ambiente francamente abusante o un ambiente in cui non vi sia spazio per la dimensione emotiva, la quale viene ignorata, minimizzata o invalidata direttamente o in modo sottile, il ruolo di un contesto di crescita di questo tipo può drammaticamente influire sul benessere futuro dell’individuo che, una volta adulto, potrà scontrarsi con l’eredità traumatica trattenuta nel corpo e nella mente.

Il trauma complesso e la sua eredità

Molte persone sono ignare di come l’essere cresciute in ambienti disfunzionali, spesso non riconosciuti come tali, abbia avuto un impatto sulla loro salute sia fisica che mentale e di come queste esperienze traumatiche continuino a rivestire un ruolo predominante nella loro vita. Il trauma relazionale si muove sotterraneo, senza che la persona ne sia consapevole, e si mostra attraverso sintomi di diversa natura creando smarrimento, confusione, senso di impotenza e inaiutabilità. La persona con storia di trauma relazionale non trova spiegazione al suo malessere e capita di frequente che possa essere sminuita nella sua sofferenza, tanto da convincersi che ci sia qualcosa di sbagliato in sé e che non potrà trovare giovamento da alcun percorso terapeutico. Va inoltre sottolineato quanto possa risultare difficile per molte persone entrare in contatto con il dolore e accettare di aver vissuto in situazioni in cui anziché sentirsi amati e protetti sono stati abusati, ignorati, umiliati da chi avrebbe dovuto prendersi cura di loro. 

L’importanza di spiegare e validare

Un terapeuta esperto nell’ambito del trauma relazionale precoce conosce l’importanza di dare una spiegazione scientificamente valida al malessere presentato dal paziente che arriva nel suo studio. La prima cosa da fare è sicuramente quella di validare i sintomi che gli arrecano una sofferenza che troppo spesso è stato minimizzata o trascurata, accogliere la sua storia di vita alla luce degli effetti negativi che il trauma ha avuto sul paziente e sulle sue relazioni, sulla costellazione di sintomi che ne derivano, per poi proporre un trattamento efficace che lo aiuti a rielaborare le esperienze avverse vissute in passato e ritrovare un nuovo equilibrio attraverso l’installazione di risorse e obiettivi futuri.

L’EMDR e il trauma relazionale precoce

Nei casi di pazienti con storie di traumi complessi l’EMDR si è mostrato un approccio terapeutico valido e trattamento di elezione per la rielaborazione di esperienze avverse precoci. L’EMDR infatti consente, dopo una prima fase di raccolta della storia di vita e una fase di preparazione, di entrare in contatto con le esperienze traumatiche dolorose congelate in reti di memoria isolate (e da cui, in modo spesso del tutto inconsapevole, originano i sintomi), permettendo una rielaborazione adattiva di quel materiale traumatico che continua a creare conseguenze negative sulla qualità della vita del paziente. Finché il passato non diventa tale, ovvero finché persiste nel presente sotto forma di sofferenza fisica ed emotiva, non può esserci serenità ed equilibrio, nonostante gli estremi sforzi che una individuo con storia di trauma relazionale precoce porta avanti. Lasciare il passato nel passato diventa quindi essenziale.