Feste natalizie e trauma: perché il Natale può riaprire ferite profonde

Scritto da: Pamela Busonero
il 16 Dic 2025

Feste natalizie e trauma

Quando il Natale non scalda, ma pesa: capire il legame tra feste e trauma

Per molte persone il Natale è luci, tavole imbandite e abbracci.
Ma nel mio studio, ogni anno, incontro l’altra faccia delle feste: quella silenziosa, quella che non compare nelle pubblicità, quella che fa sentire “sbagliati” proprio quando tutti sembrano felici.

Le feste possono diventare un detonatore di dolore per chi vive depressione, per chi ha una storia di traumi affettivi, o per chi ha una famiglia che giudica, invade, pretende.
Non è debolezza. Non è “non sopportare il Natale”.
È fisiologia emotiva: le ricorrenze attivano memorie implicite, vecchi copioni e la sensazione di dover ancora una volta “essere come gli altri vogliono”.

Penso a Marta (nome cambiato), che ogni dicembre sentiva crescere un nodo alla gola. “Non lo so perché… sembra che il mio corpo ricordi qualcosa prima di me”. Nel lavoro EMDR abbiamo scoperto che il Natale per lei coincideva con anni di critiche da parte dei genitori sulla sua forma fisica, sul suo carattere, sul non essere mai “abbastanza”. Le feste diventavano il teatro annuale della sua svalutazione.

La verità è che ciò che fa soffrire non è il Natale in sé, ma ciò che risveglia.

Depressione e feste: il peso delle aspettative sociali

Le persone che vivono depressione spesso mi dicono cose come:

  • “Sento che dovrei essere felice, ma non ci riesco.”
  • “Tutti mi chiedono: dai, sorridi, è Natale… ma io mi sento vuota.”
  • “Mi sforzo di essere presente, ma dentro vorrei solo silenzio.”

La depressione rende difficile provare piacere, energia, speranza. E il Natale, con la sua narrazione collettiva di gioia obbligatoria, amplifica la distanza tra ciò che si sente e ciò che “si dovrebbe sentire”.

Questo scarto genera vergogna. Ma non dovrebbe.
Perché quando il sistema nervoso è stremato, quando la mente ha passato mesi o anni in uno stato di allerta o di autosvalutazione, la festa non cura: sovraccarica.

Ricordo Luca, che ogni vigilia di Natale si ritrovava paralizzato sul divano. “Vedo le luci e mi sento ancora più solo”. Nel lavoro EMDR abbiamo affrontato un passato pieno di cene familiari dove veniva ignorato o zittito. Il suo corpo aveva imparato che “festa = invisibilità”.

La depressione non è pigrizia, né debolezza.
È un sistema che chiede protezione.

Famiglie critiche o invischiate: perché le riunioni possono ri-traumatizzare

Non tutte le famiglie sono luoghi di cura. Alcune chiedono conformità, alcune giudicano, altre manipolano. E le feste obbligano molte persone a rientrare – anche solo per qualche ora – dentro dinamiche che hanno ferito per anni.

Nel mio studio sento spesso frasi come:

  • “Se non vado, mi fanno sentire in colpa.”
  • “Se vado, mi svuotano.”
  • “Sono adulto, ma vicino a loro mi risento piccolo.”

Per chi ha avuto genitori svalutanti o emotivamente instabili, sedersi a tavola significa affrontare micro-ferite continue: commenti sul corpo, giudizi sulla vita privata, paragoni coi fratelli, battute mascherate da ironia.

Maria, ad esempio, ogni Santo Stefano usciva con il mal di stomaco. La madre, sempre sorridente davanti agli altri, infilava frasi come “ma quando ti sistemi davvero?”, “con un carattere così è difficile…” oppure “te la prendi sempre, non ti si può mai dire niente, io stavo scherzando”. Quel “stavo scherzando” era la sua arma più affilata.

La mente adulta comprende.
Il sistema nervoso no: reagisce come allora.

Perché le feste riattivano i traumi: la spiegazione neurobiologica

Le ricorrenze funzionano come ancore temporali.
Profumi, musiche, rituali, luoghi… tutto può riaccendere memorie traumatiche immagazzinate nella parte più antica del cervello, quella che non ragiona ma reagisce.

Il corpo riconosce un pericolo che non c’è più, ma che assomiglia a qualcosa di antico.
Per questo molti pazienti mi dicono:

  • “Mi tremano le mani senza motivo.”
  • “Mi sento teso come se dovesse succedere qualcosa.”
  • “Mi parte un’ansia che non so spiegare.”

Non è irrazionalità. È memoria.

L’EMDR nasce proprio per rielaborare queste memorie bloccate e permettere al corpo di aggiornarsi al presente. Molti pazienti, dopo il lavoro EMDR, vivono il primo Natale “normale” della loro vita: senza quel nodo che li accompagnava da sempre.

Cosa faccio nel Centro EMDR per chi vive male il periodo natalizio

Quando arrivano le feste, so che per molte persone non è un “periodo leggero”. Ecco cosa faccio in questi casi:

Accolgo senza giudicare la difficoltà del paziente

Non do per scontato che il Natale debba essere felice.
Si riparte dal vissuto reale della persona, senza minimizzare.

Lavoro sulle memorie che il periodo riattiva

Utilizzo l’EMDR per elaborare:

  • ricordi di infanzia legati a critiche, svalutazione o conflitti
  • esperienze familiari di caos emotivo o solitudine
  • episodi di umiliazione o esclusione a tavola
  • sensazioni corporee che ritornano ciclicamente a dicembre

Creo strategie di protezione e confini per le feste

Aiuto il paziente a:

  • capire cosa può tollerare e cosa no
  • preparare frasi assertive per difendersi da critiche o invadenze
  • costruire alternative più sane (Natale con amici, viaggi, pause protette)
  • individuare momenti di regolazione del sistema nervoso prima e dopo gli incontri familiari

Offro uno spazio sicuro nel periodo più sensibile

Per alcuni pazienti, anche solo sapere di avere un appuntamento il giorno dopo una riunione familiare riduce enormemente l’ansia.

Accompagno verso un nuovo significato del Natale

Non serve amare le feste.
Serve sentire di avere diritto al proprio modo di viverle.

Molti pazienti, dopo un percorso EMDR, riescono finalmente a costruire un Natale “loro”, non quello imposto dagli altri.

Conclusione: non devi “essere felice a comando”

Se il Natale ti pesa, non c’è niente di sbagliato in te.
C’è solo una storia che merita ascolto e un corpo che chiede sollievo.

Il trauma non si cancella con le luci.
Si trasforma quando trovi uno spazio sicuro, uno sguardo che comprende e un lavoro profondo che permette alla tua mente e al tuo sistema nervoso di liberarsi da ciò che non ti appartiene più.

Nel nostro centro, questo è ciò che facciamo ogni giorno.
E se il periodo natalizio ti riapre vecchie ferite, sappi che non devi attraversarlo da sola: c’è un percorso possibile, ed è pensato per restituirti respiro, dignità e presenza.

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